ASCOLTA QUESTA PARTE DI COMMENTO DAL PODCAST DELLE FIABE RACCONTATE DA STORIESELVATICHE

Nella prima parte di questo commento alla fiaba, eravamo arrivati al punto dove si parla di Madre Sambuco che “si trasse dal letto il bambino e se lo strinse al cuore”. I rami le si strinsero intorno, narra la fiaba, come a creare un nido di protezione per lei e per il bambino che aveva in braccio. Questa figura può simboleggiare l’unione fra la vergine ed i frutti di un pensiero fertile. Si parte qui per un volo in un’altra dimensione, per il viaggio iniziatico vero e proprio.

L’aspetto di Madre Sambuco muta, divenendo una fanciulla giovane e bella, molto simile a quello della Primavera del Botticelli, o della Vergine Maria; con una ghirlanda di Sambuco sul capo, e un fiore di sambuco profumatissimo appuntato sul petto, gli occhi sono grandi di un azzurro profondo. A questo punto, il bambino diventa un ragazzo della stessa età di lei e i due si baciano, suggellando l’unione fra dimensione conscia e inconscia, fra pensiero ed emozione.

A seguito di quest’unione, possono uscire dalla dimensione inconscia e ritornare alla realtà materiale, dove nel giardino di casa, trovano il bastone del babbo; il seme dei bastoni nei tarocchi è il simbolo dell’ ambizione, della voglia di fare, del progresso e dello sviluppo della propria personalità ed è associato al fuoco. Tutto quello che viene raccontato in questa fiaba, esattamente come tutto ciò che narrano i Miti ed i Vangeli, occorre pensare che sta avvenendo al nostro interno, per poterlo decifrare.

Il cavallo nero nel quale si trasforma il bastone del padre (maschile) è il simbolo della parte più profonda e oscura del subconscio, ma è anche il simbolo di Thanatos che è foriero di morte, intesa come trasmutazione, morte di una parte di noi, per dare luogo a una nuova rinascita. Sta per avvenire cioè la trasmutazione alchemica attraverso il passaggio dalla Nigredo, passando per la fase dell’Albedo a qualche cosa di più potenziante e spiritualmente evolutivo, ovvero verso la fase della Rubedo (identificata dalla passione e dal fuoco).

L’atto di cavalcare si riferisce alla componente dove alberga Eros, l’Amore e nel contempo è quindi Divina perché permette il cambiamento e viene rappresentata simbolicamente da una corsa verso l’amplesso, da un’unione resa evidente anche nelle parole della fiaba dove Madre Sambuco “ride e prova grande piacere”; ma è un piacere che la nostra componente divina prova nel potersi esprimere attraverso la Creatività. Chi ha provato la totale immersione in qualche cosa che lo appassiona e che infine gli permette di produrre un’opera d’arte, o uno scritto, una poesia, sa di cosa parlo. Ma qui si può anche parlare di evoluzione del bambino che diventa ragazzo e si risveglia adulto e indipendente, o del viaggio dell’iniziato che segue il suo seme divino e raggiunge così l’ultima fase evolutiva spirituale.

Ed è nella corsa febbrile sul cavallo con la criniera nera che avviene il vero amplesso fra il maschile razionale e la scintilla divina, il femminile emozionale. Il cavallo nero è anche simbolo di sacrificio e di resurrezione, di morte e di rinascita ad opera della Divinità (qui rappresentata da Madre Sambuco, la Driade, o la Madonna con il bambino, tutti simboli di fertilità e della divinità femminile) e di trasformazione profonda.

La presenza del gallo, come ho avuto modo di dire in questo post dedicato, è foriero di rinascita, anch’esso legato al fuoco, come la Fenice che rinasce da se stessa. Dopo la morte avvenuta durante la cavalcata sul cavallo nero, si ha la rinascita a nuova vita. Se ci si pensa, anche quando si fa l’amore per qualche secondo durante l’amplesso una parte di noi muore, per dare vita ad un nuovo essere. Prima che lo sposalizio fra il ragazzo e Madre Sambuco abbia luogo in chiesa (nel luogo dove si intende l’unione come un atto sacro), appare il gallo, che gonfia il petto, perché l’unione, l’amplesso e quindi la trasformazione, la creazione di una nuova idea (o di una nuova Vita) è già avvenuta.

Si passa quindi in un’ officina, dove il “frutto” dovrà essere forgiato dal fuoco (Rubedo) e quindi nel castello meraviglioso, che è simbolo di autonomia, e indipendenza, dove il ragazzo si potrà rispecchiare in tutta la sua grandezza di individuo adulto, o l’idea in tutta la magnificenza di un’opera degna dell’anima che l’ha prodotta.

Madre Sambuco traccia quindi un solco nella terra e anche questo è un atto che può simboleggiare il richiamo all’Eros e nel contempo essere visto come la tracciatura di un confine, del limite della Soglia fra conscio e inconscio, oltre il quale la parte razionale maschile è bene che non vada, se non è pronta e matura. Tuttavia in questa seconda parte della fiaba, si parla per lo più dell’oramai raggiunta consapevolezza spirituale, quindi quando Madre Sambuco pianta al centro del solco un ramoscello di Sambuco, l’atto richiama in modo palese la fecondazione della terra fertile femminile) da parte del divino, con un legno (maschile) che poi germoglierà e diverrà una bella pianta di sambuco che darà i suoi frutti.

Qui la fiaba continua dicendo che il bambino e la bambina si tengono per mano e continuano il loro volo nel mondo magico; il maschile ed il femminile oramai uniti in un equilibrio inscindibile, non sale sulla torre questa volta, come avevano fatto i due anziani. Non è necessario, perché tutto oramai è compiuto, ma la bambina si attacca alla cintura del bambino; questo dettaglio simboleggia la fedeltà della nuova idea nei confronti di chi l’ha resa fertile e feconda; di contro, il bambino sente altri profumi, oltre all’odore del fiore di sambuco, ma li ignora e a sua volta rimane fedele a se stesso, alla sua idea alla sua Dea che gli ha ispirato l’Opera, che lo ha reso maturo e consapevole.

Mentre i due proseguono nel loro viaggio, i ricordi di ciò che vedono si imprimono nella mente e nel cuore del bambino; lei canta per lui, tutto è un inno alla loro unione e di stagione in stagione, il ricordo si rinforza nei dettagli della Primavera, dell’Estate e dell’Autunno, fino ad arrivare all’Inverno. Sono i ricordi delle Stagioni della Vita, di un intera Vita, che Madre sambuco registra e riporta come una fedele cronaca interiore, cantandoli alla memoria del bambino. Rispecchiano le esperienze vissute attraverso le quali l’iniziato è arrivato al punto culminante del suo percorso.

La primavera è l’età dell’Infanzia, l’Estate è l’età dell’adolescenza, l’Autunno l’età della maturità e l’Inverno l’età della vecchiaia. Ed ogni età è meravigliosa nell’esplosione dei colori della natura e della Vita delle Piante; ogni Età è descritta con dovizia di particolari ed esaltandone le meraviglie, con l’odore del sambuco che accompagna ogni ricordo, perché è il profumo della Divinità che racconta.

Viene ricordata la Bandiera Danese che è risaputo, richiama le crociate medievali durante le quali si venne a formare l’Ordine Templare. E’ la bandiera europea più antica, ovvero quella che venne utilizzata da più tempo. Quando il ragazzo parte per fare il marinaio, il fiore di sambuco gli viene donato dalla ragazza, affinché il Ricordo di sé stesso, lo accompagnasse sempre. Avete presente quando si dice che la consapevolezza nasce dal ricordo di sé? Ecco, è questo che Madre Sambuco insegna a fare al ragazzo quando gli dona il fiore che aveva tenuto sul suo petto, all’altezza del cuore; gli sta dicendo: “Ricordati di te stesso, scopri chi sei e non distrarti, trovati e prospera!”

IN questo senso il Ricordo qui diventa l’emblema di questa fiaba: ricordati di te stesso, della tua parte divina che alberga nel tuo cuore. Coltivala, falla crescere come una bella pianta di sambuco e fai in modo che dia molti frutti, come la Vigna del Vangelo. Per questo lui mette il fiore nel Libro dei Salmi, perché è della parte più profonda e spirituale che stiamo parlando e perché è questa la ricchezza che va coltivata, affinché non manchi nessuna ricchezza materiale. Per questo quando lui si ricordava di guardare il fiore del ricordo di sé, il fiore si faceva fresco e tutta la ricchezza che albergava in lui, nei suoi ricordi, si riaffacciava nuovamente, come se la stesse vivendo in quel momento.

Il ricordo di se stessi, serve a dare nuova vita al ricordo di ciò che siamo, ma prima di ravvivare il ricordo di noi stessi, dobbiamo fare il viaggio che ha fatto il ragazzo con la parte divina che è in lui, ovvero con Madre Sambuco. IN questo modo lui ha capito chi è davvero, e può ricordarselo ogni volta che pone attenzione al fiore nel Libro dei Salmi. Il Libro dei Salmi lo si usa per pregare, per comunicare con la nostra parte più spirituale e profonda; e quando avviene questo dialogo, il fiore si ravviva, la nostra fiducia nella Divinità si rinnova, ci ricordiamo da dove veniamo (la bandiera, i ricordi della Danimarca) e qual’ è il viaggio che dobbiamo compiere (il viaggio per mare che sta compiendo il giovane).

La fiaba si chiude con il ragazzo oramai vecchio, seduto all’ombra di una pianta di sambuco con sua moglie; il ciclo si chiude, la fiaba finisce, ricordandoci che tutto finisce, ma che nel contempo niente finisce, e stagione dopo stagione, la Vita continua. Madre Sambuco mette una corona d’oro fatta con i fiori di Sambuco sul capo dei due vecchi; ora, la corona è un anello, in questo caso d’oro, che viene posta sul capo e tutti sappiamo che l’anello ha diversi significati, molto potenti. Tolkien insegna.

La corona che Madre Sambuco conferisce ai due vecchi, simboleggia l’avvenuto passaggio da una dimensione orizzontale terrena, a una dimensione verticale celeste. Gli occhi azzurri di Madre Sambuco rappresentano la sfera celestiale e spirituale, infatti. Il fatto che la corona fosse fatta d’oro, ma di fori di sambuco, richiama l’incoronazione con il lauro, o con il mirto di epoca ellenistica (si pensi a dafne e al motivo per il quale l’alloro divenne il simbolo del Dio del Sole.) I due vecchi incoronati erano dunque divenuti re e regina delle loro esistenze e vennero incoronati tali dalla Divinità in persona, raggiungendo la trasmutazione verso la parte più luminosa di loro stessi. La corona d’oro è la parte di arrivo dell’iniziato, la fine del viaggio e infatti i due vecchi a questo punto chiudono gli occhi e la fiaba finisce. La fiaba finisce, come molte volte accade nelle fiabe, con il raggiungimento della tanto cercata Ricchezza. 🙂

9 risposte a “Madre Sambuco – Commento alla fiaba – Seconda parte”

  1. Avatar kagould17

    Very well explained Elena. Fairy tales are often far from the simple tales we think. The story is left for each to puzzle out. Happy Sunday. Allan

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    1. Avatar Elena Delle Selve

      Grazie Allan, felice che ti sia piaciuto il seguito di questa fiaba, a dir la verità, davvero complessa e densa di significati. 😊 Ti auguro una bella giornata! 🌞🌻🌞

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  2. Avatar Giada

    Assolutamente meravigliosa!! Grazie di cuore davvero per questo commento, mi ha appassionata moltissimo! 🥰❤️❤️❤️🙏

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    1. Avatar Elena Delle Selve

      Son felice se ti è piaciuto, Giada. 😊 la seconda parte è davvero appassionante, in effetti. H.C.Andersen racconta fiabe che ci danno un’immensità di informazioni interessanti. Un saluto e buona domenica 🐞🐝🌻🌼🌻

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      1. Avatar Giada

        Veramente, ogni singolo significato è bellissimo e profondo. Un saluto e buona domenica anche a te! 🥰❤️🙏🌷💐🐝🦋🐞🌹❤️

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  3. Avatar Abbas Anwar

    “I appreciate that the author provided actionable steps or recommendations for readers to implement based on the information presented.”

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    1. Avatar Elena Delle Selve

      MI fa piacere. UN saluto.

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