[…] Igradh estrasse da sotto il mantello la sua penna di cigno nero e guardando la vecchia Signora sorrise; si preparò a difendersi con la stessa predisposizione d’animo istintiva che hanno le belve quando si sentono accerchiate.

La vecchia Signora lo fissava con il suo occhio grigio e con un movimento agile brandì il lungo bastone nodoso che apparve magicamente da sotto lo scialle. Poi disse con una voce bassa e terribile che sovrastò tutto quel caos di suoni, versi e voci:

“Voglio parlare con “lui”!”

Il mago nero ghignò e la vecchia Signora proseguì:

“Non mi interessa avere a che fare con un miserabile servo scribacchino come te!!”

Allora gli occhi di Igradh divennero di un rosso fuoco, i capelli gli si fecero più folti e si rizzarono sul cranio in una chioma rossastra e ispida; due lunghe corna di caprone spuntarono dalla fronte ed una coda squamosa comparve alla base della sua colonna vertebrale, stracciando i vestiti. Le spalle si allargarono con schiocchi d’ossa e sfilacci di pelle squamosa strappando gli abiti e gli si formò una grossa groppa simile a quella di un bue proprio sulla nuca; la mutazione avvenne in pochi secondi e la strega bianca osservò con interesse la metamorfosi del mago nero. Il demone allora sorrise con una bocca popolata da lunghe zanne giallastre e aguzze e disse con un sibilo che somigliava molto al verso di un serpente:

“Volevi parlare con me, strega?!”

Emise una risata roca e profonda e poi disse:

“Ebbene dimmi pure! Sono qui!”

Allora la vecchia Signora della caverna si rivelò per quella che era, ovvero una Strega bianca di antichissime origini e disse al demone con voce bassa e rabbiosa:

“Sei un essere schifoso! Ignobile! Nauseabondo!!! Perché i bambini? La regola è che non puoi prendere le anime inconsapevoli e innocenti! Non le puoi toccare e non lo potevi fare! Hai violato le Leggi! O forse sei arrivato a un punto tale che sei pronto per farti distruggere definitivamente?!”

Il demone allora fece una smorfia oscena che doveva essere una specie di ghigno e disse:

“Ti sbagli Strega! Io non ho violato nessuna Legge! Me li hanno portati loro, i bambini! E’ stata una loro libera scelta e io non ho preso nulla che non fosse permesso dalle Leggi. Loro volevano il lusso, i privilegi, il potere e il successo e io gli ho fornito tutto, come è previsto; hanno avuto quello che volevano e hanno firmato un regolare contratto! In cambio però, permetterai che io prenda qualcosa in cambio, no?!”

Il demone roteò la lunga coda nell’aria e scrollò la grossa testa spaventosa; poi aggiunse:

“Fa parte degli accordi! Non è colpa mia se questi stupidi sono disposti a vendere anche i loro figli pur di ottenere miserevoli onori e ricchezze! Io ho fatto solo il mio lavoro e non ho preso nulla di ciò che questi inetti non mi abbiano offerto spontaneamente!”

Poi il demone tacque e vedendo che la Strega bianca non diceva nulla, sorrise con la sua bocca spaventosa e disse:

“Ti ripeto che me li hanno portati loro i bambini! A qualcuno non ho nemmeno dovuto chiederglieli! Non me li sono certo presi da solo! Io conosco le regole, Strega, e le rispetto da moltissimo tempo; dovresti saperlo! Sono secoli che ci conosciamo!”

Allora la Strega bianca chiuse gli occhi e disse:

“Te li sei presi con l’inganno! Hai giocato più sporco del tuo solito questa volta e non puoi giustificarti con così poco! Dovrai pagare per quegli innocenti che non potevano scegliere per se stessi!”

Il demone allora scoppiò in una fragorosa risata e disse:

“Ti sbagli! E dovresti saperlo! L’inganno è lecito; è il mio strumento prediletto, insieme alla menzogna, beninteso! Fa parte del gioco, Strega! Io prendo solo ciò che mi viene dato secondo la libera scelta che tutti questi omuncoli schifosi hanno sempre potuto esercitare! Né un’anima in più, né una in meno! Hanno scelto loro e hanno voluto farmi il dono prima di se stessi e poi anche dei loro figli! Che avrei dovuto fare, rifiutarli?!”

Ed il demone rise di nuovo, buttando la grossa testa cornuta all’indietro ed emettendo un verso osceno e roco; sembrava divertirsi davvero molto. Fece roteare di nuovo la lunga e viscida coda che sembrava voler frustare l’aria.

Dagli occhi grigi della Strega bianca si accese allora un fuoco vivido di un colore azzurro verde, lei in cuor suo sapeva che il demonio aveva ragione; sapeva che la responsabilità era di quegli uomini e di quelle donne che avevano spontaneamente consegnato i loro bambini al demone che si era impossessato di Igradh.

I suoi poteri di Strega non potevano nulla contro il libero arbitrio di quegli omuncoli caduti nelle grinfie del demone; quando hanno firmato il loro patto si erano ridotti da soli come vermi senza spina dorsale e capì che doveva agire in altro modo per fermare lo scempio di bambini che si stava perpetrando in quelle terre. Doveva chiedere aiuto. Chiuse gli occhi e si mise in ginocchio, assorta in una silenziosa meditazione e tenendo il grosso bastone ben piantato a terra con la mano destra.

Il Demone la guardava e ghignava, pensando che oramai la Strega si era sottomessa al suo volere e che quella genuflessione fosse un atto di sottomissione al suo incommensurabile potere demoniaco. Ma aveva fatto male i conti con le forze che muovevano la Strega bianca, perché ad un tratto si alzò un vento caldissimo e tutte le foglie cominciarono a fare un fruscio quasi assordante; tutti i tipi di erbe radicate nei prati cominciarono a crescere ad un ritmo mai visto e lunghe e grosse liane di edera scesero dai tronchi degli alberi, dirigendosi al centro del crocicchio. Le grosse querce sembrarono volersi sradicare dal terreno, tanto i tronchi si contorcevano e scoppiavano fra i vortici di quel vento che si faceva sempre più forte e sempre più ardente. La Strega bianca rimaneva immobile ed assorta, in ginocchio e con il capo chino verso il terreno.

Il demone cominciò a dubitare che forse la vecchia si stava preparando per una delle sue magie e fece un passo indietro, guardingo e mettendosi sulla difensiva; non si sapeva mai cosa avesse in mente quell’essere fin troppo potente e sapendo di che cosa era capace, si preparò a parare il colpo. […]

Avatar elena delle selve

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