No, no, non sto parlando di quelli che da bambini hanno servito messa. Non ce l’ho nemmeno con quelli che anche oggi, in tarda età e con un po’ di imbarazzo, la messa la servono ancora perché non ci sono più chierichetti più giovani che lo farebbero. No, io parlo di una altro genere di chierichetti. Parlo di quelli che servono il Tritacarne Umana. Li chiamo così perché seguono un rituale anche loro, anche senza saperlo, il più delle volte, ma lo fanno in un meccanismo infernale, oserei dire satanico, che non ammette sconti. Sono al servizio del celebrante di turno.
Hanno la divisa di chierichetto, hanno solitamente l’espressione del chierichetto, ma sanno sorridere a comando e all’occorrenza; anche come un cardinale benvolente, se gli viene chiesto. Sono mellifluamente gentili, ma anche ambigui; esasperano il modello del seminarista che si vuol far ben volere da tutti, perché ha uno scopo preciso: fare carriera. O fare soldi, che poi sono la stessa cosa. Il chierichetto, o la chierichetta, si presenta solitamente con un completo blu, nero, o comunque scuro; il classico completo da avvocatucoli. Occhialuto o meno, non fa differenza. Cravatta, sempre… un po’ storta, perché nell’ansia di arrivare è sempre un po’ goffo, anche buffo… come quei chierichetti che ogni tanto inciampano nella sottana mentre si spostano da una parte all’altra dell’altare.
Si fa accompagnare da un altro chierichetto, a volte. Perché da solo si sente insicuro. Può essere anche un chierichetto femmina, (per favore non tiratemi fuori polemiche gender, perché non sono avvezza al politicamente corretto e la cosa potrebbe degenerare, grazie) ma allora è meno riconoscibile, anche se l’aspetto puzza sempre di sacrestia. Sono servi fedeli del Tritacarne Umana, perché da lì attingono il loro bene primario, ovvero il denaro guadagnato malamente e la parvenza di un ruolo di prestigio. Le due cose vanno di pari passo: soldi e potere (anche se solo di facciata, in questo caso). All’occorrenza recitano il rituale con una determinazione e una dedizione commoventi, perché nei loro percorsi neuronali, l’obiettivo è quello di essere parte del meccanismo più oliato del Tritacarne Umana; è un obiettivo che conoscono bene, perché il “superiore” li ha ben addestrati! Si vorrà mica che facciano brutta figura durante la rappresentazione del rituale, no?! Sarebbe imbarazzante!
Crescono in famiglie bene, che hanno ipocriti e buoni principi di stampo religioso; non importa di che religione. Una religione a caso, qualcosa che li leghi a dei dogmi precisi, così si abituano da piccoli a rimanere entro paletti prestabiliti. Si fanno le loro lauree fingendo di essere felici, si trovano un ottimo lavoro, per lo più su raccomandazione, fingendo di essere felici e si dedicano con dedizione al ruolo che gli hanno cucito addosso, fingendo di essere felici. Non vogliono deludere mamma e papà, perché sono stati loro a metterli lì a fare i chierichetti. Loro non lo sanno nemmeno se avrebbero voluto, o potuto fare altro nella vita. Sono lì, si occupano di vessare la gente; questo è il loro lavoro. Sanno che alla gente non piace, ovviamente, ma loro lo fanno perché “hanno faticato tanto per arrivare dove sono”. E’ un lavoro che gli è stato detto essere onorevole, e loro ci credono, perché hanno uno stipendio dignitoso, cavoli!!! Si sentono importanti e riconosciuti socialmente. Si sentono protetti… anche se dentro, da qualche parte, c’è un piccolo tarlo che rode, ogni tanto. Ma lo zittiscono, perché è incongruente con tutto il resto.
Il dubbio che ci sia altro, oltre a quello a cui sono stati abituati, non è d’uso nella vita dei chierichetti, perché è in antitesi con il dogma. Il dogma in quanto tale non va discusso; si accetta e punto. Loro passano la vita a triturare carne umana nella convinzione di fare la cosa giusta, perché se gli arrivano soldi, significa che quella è la cosa giusta da fare. Non c’è molto altro da mettere in discussione, no? Si beano dello stipendio più che dignitoso, mentre vessano chi uno stipendio non ce l’ha più da mesi, o non riesce più a pagare lo stipendio ai dipendenti. Si beano del potere di riflesso del quale godono, perché li terrorizza l’idea di fare la fine di quelli che ogni giorno perseguono. Hanno il terrore della povertà, i chierichetti. Perché la vedono ogni giorno, la conoscono, la creano, la fomentano, la fanno fiorire. Non vogliono finire come loro, come le loro vittime!! Loro sono “migliori”!! I chierichetti hanno questa smania di sentirsi “migliori”, di qualcuno, di qualcosa… non importa di chi e di cosa. L’importante è stare un gradino al di sopra della melma umana che devono triturare.
La parola che più li sconquassa è una sola, ma non ve la voglio svelare qui. Diciamo che ha a che fare con quel tarlo del quale vi parlavo prima. Non chiedetemi di dirvi qual’ è la parola magica, perché questa è una di quelle armi segrete che se tu le sveli, poi non le puoi più usare. Ma sappiate che c’è un termine che se viene detto a un chierichetto guardandolo dritto negli occhi, lo spiattelli a terra come una blatta tramortita. Pensateci, perché di chierichetti ne conoscete sicuramente anche voi, e per come stanno andando le cose, può darsi che un domani vi troviate nelle condizioni di dovervi difendere dall’ingranaggio. Io vi ho avvisati; se li conosci li eviti. Se li conosci, li puoi battere. E la parola umana vi verrà in mente al momento opportuno; per mettervi sulla buona strada vi do un indizio: occorre usare contro di loro le stesse armi che usano contro di voi. Così la partita si chiude. Non si pareggia; vincete voi, perché loro non sono abituati a perdere, mentre voi avete la scorza spessa, molto più spessa. La gente è abituata a perdere, oggi; ci hanno addestrato fin da piccoli. Perdiamo senza nemmeno rendercene conto, a volte. Ma anche loro, i chierichetti, sono fin troppo fragili e fin troppo prevedibili. E se imparate a fermare anche uno solo degli ingranaggi della Tritacarne Umana, si ferma tutta la macchina. E’ importante.

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