ASCOLTA QUESTO ARTICOLO SUL PODCAST MOTIVAZIONALE DI STORIESELVATICHE
Quando cammini in quota, i pensieri si fermano, perché hai meno ossigeno nei polmoni e le forze le devi concentrare sul passo, sul movimento, sul respiro; per questo io dico che in Montagna ci sono due modi di procedere: o cominci a ragionare in maniera pulita, entri in meditazione, ti liberi e voli più su della cima più alta, o sragioni più di quanto hai fatto qualche centinaio di metri di dislivello sotto. Dipende dall’allenamento, dalla predisposizione d’animo. Quando senti che la Montagna ti respinge, bisognerebbe avere l’intelligenza di fermarsi e di scendere. Occorre sapersi ascoltare.

Per molti anni io avevo lasciato le montagne, per dedicarmi alla strenua e inutile resistenza di preservarmi una vita cittadina che non volevo, che non mi somigliava e che mi ha fatto ammalare. Lo avevo fatto per motivi inutili e stupidi; per il luogo comune, per il pensiero comune, per non deludere, per conformarmi, per accondiscendere a chi pensavo volesse il mio bene, per la carriera, per la falsa sicurezza economica che non avrei comunque mai raggiunto, visto che ragionavo da schiava. Tutte balle!! L’effetto immediato è stata la perdita della forma fisica e di conseguenza anch’io, come tanti, quasi tutti, ho cominciato a sragionare. E la Montagna si è dissolta, non ci pensavo più. Eppure ci ero cresciuta, lì, ce l’avevo dentro, mi scorreva nelle vene, ma non la sentivo.

Il cervello non funziona bene in un corpo che passa la vita seduto davanti a un monitor, o sul sedile di una macchina; questo è un fatto. Il cervello non funziona bene se il corpo non si espone almeno per mezz’ora al giorno alla luce del sole, alla luce naturale. Il cervello non funziona bene se lo stomaco è sempre pieno; occorre fare passare almeno otto ore fra un pasto e l’altro, per far funzionare bene il cervello. Il cervello non funziona bene se si mangia troppo e sempre le stesse cose, magari davanti a un monitor del televisore.

Il cervello non funziona bene se si passa il tempo davanti a un televisore, o a un cellulare, o a un qualsiasi monitor che rimanda luce dannosa alla retina degli occhi, per spararla nel cervello. Il cervello non funziona bene se è sottoposto sempre alle stesse frasi, agli stessi noiosi stimoli, tutto il giorno, da più fonti, mediatiche o umane. Il cervello ha bisogno di diversità per tenersi in allenamento, esattamente come il corpo. Il cervello è lo strumento più potente che abbiamo; potentissimo, se lo facciamo funzionare!!!

La Montagna su questo fronte non perdona; la Montagna seleziona in modo inclemente chi ha un cervello che funziona, da chi ce lo ha spento. Li vede subito quelli che possono salire e quelli che è meglio se stanno sulle piazzole delle Strade Provinciali di paese a lato strada, a fare il pick nick, col cellulare in mano e accanto alla macchina col baule aperto, per poter attingere alla dispensa. Chi di questi “escursionisti” lo capisce e non sale, ha preservato la poco a intelligenza che la vita di città gli ha lasciato scorrere fra una debole scarica elettrica neuronale e l’altra. Può accadere, a volte, che la Montagna sia più tollerante, finché non si stufa, e allora chi c’è c’è!! Niente accade per caso.

Questi “montanari” si fanno i selfie con lo sfondo delle cime e l’escursione finisce lì, sul profilo facebook e a pochi metri dal predellino della macchina, di solito un suv di alta cilindrata, o l ‘ultima versione della Tesla, perché sono fra l’ideologico ecologista e lo sborone spinto, di solito. Nella mia vita ho fatto parte di quelli che salivano sulle cime e anche di quelli da banchina da pick nick, quindi posso parlare con cognizione di causa e lo dico perché non c’è giudizio in queste mie affermazioni. C’è stato un periodo fin troppo lungo in cui la Montagna mi rifiutava e io lo sapevo; sapevo perfettamente il perché mi respingeva e mi guardavo bene dallo sfidarla.

Poi, ad un certo punto, qualche anno fa, quando avevo ormai deciso di lascare il lavoro, l’ho sentita che mi chiamava; quasi non ci potevo credere, eppure era Lei, erano Loro, le Cime. Accadono sempre al mattino presto queste cose; all’alba, quando ancora non sai se sei nel sogno o nella realtà. Dopo anni il mio cuore riprendeva a battere per un Amore che si era solo assopito, ma mai spento del tutto. Ed il battito, il richiamo era talmente forte che non ho potuto resistere. La stessa mattina ho preparato lo zaino, preso i viveri per me e per il cane e sono uscita, a piedi. Dove arrivo, arrivo e quando arrivo, arrivo, mi son detta.

Scorta d’acqua, scarponi buoni, controllo il tempo: cielo terso, temperatura fresca, ma non umida. Mi metto in cammino. Il cane mi guarda perplessa; sente che c’è qualcosa di nuovo nell’aria. Nessun programma, nessuna direzione se non quella che guarda in alto, e il cellulare sul comodino. Da incosciente, dirà qualcuno; io però dico sempre che gli incoscienti sono quelli che fanno cose che non si possono permettere.
Io stavo solo camminando, ben attrezzata verso la Cima e sapevo di potermelo permettere, finalmente. Dopo tanti anni, adesso potevo, ne avevo il permesso. L’unico limite era lo scarso allenamento, ma lo capivo, lo sentivo, lo conoscevo e mi regolavo di conseguenza. “Se Lei mi chiama, significa che posso andare!” mi son detta. Ne avevo il tempo, adesso, la giusta concentrazione; avevo le gambe per camminare e il fiato per salire. Lo zaino pieno, un’ottima compagnia e non mi serviva altro.

E’ stato quello il giorno in cui si è innescata la mia Rinascita, dopo tanti anni passati nello scantinato di una vita che non mi apparteneva, sono uscita all’aperto, seguendo il richiamo antico e potente di una Montagna che per tutto quel tempo, poi l’ho capito, non ha fatto altro che chiamarmi; ma io non la potevo sentire. “Non avevo orecchi per ascoltare”, come disse qualcuno. E in due giorni, con calma, seguendo il battito del cuore, camminando senza spingere, ho ritrovata una Cima che non rivedevo da troppo tempo, e lei mi ha accolta mentre le lacrime non smettevano di scorrere per la gioia e la gratitudine.
Dopo quell’uscita, cominciai a stare meglio; il mio stomaco ricominciò a funzionare, sparirono i mal di testa, l’ansia si dissolse, i pensieri compulsivi si calmarono; uscivo tutti i giorni, nei boschi e nei fine settimana salivo in quota. Quella è stata la migliore terapia; non ho mai preso una pasticca e di questo oggi son felice, visto quello che accade in giro. La medicina è nel cervello; il cervello è un produttore di sostanze chimiche che ci possono distruggere o guarire, a seconda di come lo sappiamo usare.
E a chi dice che sono solo chiacchiere, io posso dire che con me ha funzionato e questo mi basta. Ricominciai a disegnare, a scrivere, a dipingere, a leggere i libri che mi piacevano, per il semplice piacere di leggerli. Fu merito della Montagna, dei Boschi; di come mi chiamarono e mi chiamano ancora, ogni giorno. Fu merito di come mi parlarono e mi parlano. E non hanno mia chiesto la parcella, solo il dovuto Rispetto e la dovuta Gratitudine.

Qualche anno prima ci avrei messo la metà del tempo per salire fin lassù e lo sapevo, ma io ero felice di essere lì e di aver ricominciato. Sarei migliorata, un po’ alla volta. Sapevo che da quel momento le cose sarebbero andate bene, che sarebbero andate sempre meglio. Le Montagne te le dicono queste cose, nel bene e nel male, ti fanno capire che direzione stai prendendo. Non raccontano mai balle! Mai! Per questo a volte è più comodo non ascoltarle, ma non è mai un buona idea.
MI sono sdraiata sulla roccia a guardare le nuvole. Lo faccio sempre, fin da quando ero bambina. Ho pensato che se fossi morta in quel momento, sarebbe stata una morte dolcissima, perfetta. Ma poi ho anche pensato che se Lei mi aveva chiamata lassù, il motivo forse era un’ altro e dovevo cercarlo; non avevo ancora tempo per morire. Eppure quando si va per monti, alla Morte ci si pensa spesso; ma non è un pensiero macabro e triste. E’ solo la consapevolezza che siamo esseri effimeri, di passaggio, perché le Montagne non smettono mai di ricordarcelo. IN Natura la Morte si incontra ovunque, come la Vita; sono la stessa cosa. Ed è così che ho cominciato a guarire, a stare di nuovo bene.

Quella notte ho dormito in un bivacco ben attrezzato e deserto; in due giorni di cammino non ho incontrato nessuno; non un’anima per tutto il tragitto. Ed era strano, ma meraviglioso. Era esattamente ciò di cui avevo bisogno; pace, calma, solitudine e la consapevolezza di essere ben accètta dalle Cime. Mi son svegliata prima dell’alba, perché sapevo che era mio dovere salutare il sole quando sarebbe sorto. Il primo pensiero deve essere di gratitudine e rivolgerlo al Sole rende il giorno benedetto.

I fagiani di monte cantavano e soffiavano tutto l’amore della Primavera, le cince more e tutti gli altri uccelli liberavano il loro canto potente fra i rami radi dei larici e dei fitti mughi, ed il concerto canoro faceva muovere anche i camosci sui pendii, mentre i primi raggi uscivano a colorare il Mondo di meraviglia e la terra rilasciava i suoi profumi di resine ed erbe salvifiche. E io stavo lì a godermi lo spettacolo e pensavo che adesso ero davvero tornata! E pensavo che non me ne sarei mai più andata!! Mai più!! E ringraziai la Montagna mille volte, per avermi aspettato per tutto quel tempo, per avermi chiamata di nuovo e per avermi accolta. Ero sempre io, ma non ero più io. Ero libera, adesso.
QUESTO E’ IL MIO LIBRO 😊

Ti lascio qui un manuale gratuito che può esserti molto utile per capire come funziona la Ricchezza



Scrivi una risposta a Marcella Donagemma Cancella risposta