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Qualcuno forse pensa che le notti bianche siano le feste notturne che si organizzano nei centri cittadini in estate e per i turisti e che spaziano dalle bancarelle alla movida. No, non in questo caso, perlomeno. Le Notti bianche, per quei pochi che non lo sapessero, è uno dei romanzi più belli di Fëdor Michajlovič Dostoevskij (1821-1881), pubblicato nel 1848.

E’ il racconto di 4 notti che vengono vissute dal protagonista a Pietroburgo, la città dove vive e dove lui incontra l’Amore. E’ questo un romanzo giovanile di Dostoevskij, scritto prima del suo arresto da parte del regime zarista a causa delle sue idee liberali; dopo l’arresto venne condannato a morte. La pena venne però sospesa all’ultimo minuto e lui venne trasferito ai lavori forzati in Siberia per 4 anni; questa esperienza segnò profondamente lo scrittore e fu anche la causa della sua malattia, l’epilessia, che lo accompagnerà fino alla morte.

Vi leggo un breve estratto delle Notti Bianche, da un’edizione della Feltrinelli, tradotta da Serena Prina, per farvi capire di che cosa parla e sperando davvero di non fare troppo torto al testo, visto che non sono certo una lettrice professionista e tantomeno un’attrice.

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Allora nelle personalità avide di attività, avide di vita istintiva, avide di realtà, ma al tempo stesso deboli, femminee, tenere, a poco a poco si genera quel che viene chiamata un’indole sognatrice, e alla fine l’uomo non è più uomo, ma uno strano essere di genere neutro, il sognatore.

Ma lo sapete cosa sia un sognatore amici miei? E’ l’incubo di Pietroburgo, è il peccato fatto persona, è la tragedia, silenziosa, misteriosa, cupa, assurda, con tutti i suoi orrori sfrenati, con tutte le catastrofi, le peripezie, gli intrecci dell’azione e i suoi scioglimenti, e tutto questo non lo stiamo dicendo per scherzare.

Vi sarà capitato d’incontrare un uomo distratto, dallo sguardo appannato e vago, spesso col volto pallido, sbattuto, sempre come occupato da una penosa faccenda, per la quale non trova soluzione, alle volte estenuato, svigorito, come a seguito di fatiche sfibranti, ma che in effetti non ha fatto proprio alcunché: tale si presenta il sognatore dall’esterno.

Il sognatore è sempre difficile da sopportare, perché è instabile fino al limite estremo: ora è troppo allegro, ora invece troppo incupito, ora è villano, ora pieno di affetto e premure, ora egoista, ora capace di sentimenti nobilissimi.

Questi signori non sono affatto adatti a prestare sevizio e, anche se lo fanno, non sono comunque capaci di fare alcunché e si limitano a tirare avanti, il che, in sostanza è ancora peggio dell’ozio vero e proprio.

Provano una profonda repulsione per qualsiasi formalità, e ciò perché e proprio perché sono mansueti, miti e hanno paura che li si vada a toccare, sono loro i primi formalisti. Ma quando sono a casa loro, hanno un aspetto del tutto differente.

Per lo più vivono in profonda solitudine in cantucci inaccessibili, come cercandovi un rifugio nascosto alla gente e al mondo, e i generale in loro c’è persino qualcosa di melodrammatico che salta all’occhio al primo sguardo.

Sono burberi e poco loquaci con i famigliari, sprofondati in se stessi, ma amano molto tutto ciò che è indolente, lieve, contemplativo, tutto ciò che agisce dolcemente sul sentimento, o che risveglia la sensazione.

Amano leggere e leggere libri di qualsiasi genere, persino quelli seri, specialistici, ma di solito, giunti alla seconda e terza pagina, li lasciano perdere, perché già completamente appagati.

La loro fantasia, mobile, volatile, lieve, è già stata ridestata, la loro capacità di percepire impressioni è ormai strutturata, e un intero mondo di sogni, con gioie, dolori, con inferno e paradiso, con donne incantevoli, imprese eroiche, con un’attività nobile, sempre con una sorta di pugna gigantesca, con delitti e ogni possibile orrore, all’improvviso s’impadronisce della realtà tutta dell’essere stesso del sognatore.

La stanza scompare, anche lo spazio, il tempo si ferma, o vola così veloce, che un’ora trascorre in un minuto. A volte intere notti passano in modo impercettibile nei piaceri ora descritti; a volte in alcune ore si vive il paradiso dell’amore o un’intera vita colossale, gigantesca, inaudita, bizzarra come un sogno, colma di una bellezza grandiosa.

Per un qualche ignoto arbitrio, il polso si fa veloce, sgorgano lacrime, le guance pallide e umide ardono di un fuoco febbrile, equando l’aurora balena con la sua luce rosata alla finestra del sognatore, egli è pallido, malato, travagliato e felice.

Si lascia cadere sul suo giaciglio quasi privo di conoscenza e, assopendosi, ancora al ungo prova una sensazione fisica di doloroso piacere nel cuore… I momenti in cui torna alla realtà sono tremendi; l’infelice non li sopporta e senza indugio torna a ingurgitare il proprio veleno e i dosi sempre più massicce.

Di nuovo un libro, un motivo musicale, un qualche ricordo del passato, vecchio, preso dalla vita reale, in una parola una delle mille cause, le più insignificanti, e il veleno è pronto e di nuovo la fantasia si delinea chiara, sfarzosa si sparge sul canovaccio rabescato e bizzarro della quieta, misteriosa fantasticheria.

Per strada cammina a capo chino, prestando poca attenzione a coloro che lo circondano, a volte dimenticando anche qui completamente la realtà, ma se dovese accorgersene, allora il più banale dettaglio quotidiano la questione più insignificante, triviale, subito in lui acquisterebbe un colorito fantastico.

Persino lo sguardo è costruito in modo tale da vedere in ogni cosa la componente fantastica. Le imposte chiuse in pieno giorno, la vecchia storpia, il signore che gli viene incontro agitando le braccia e ragionando a voce alta a sé, come tra l’altro se ne incontrano così tanti, un quadretto famigliare alla finestra di un’umile casetta: tutto ciò è già quasi un’avventura.

L’immaginazione è pronta; subito viene generata un’intera storia, una novella, un romanzo… Non di rado la realtà produce sul cuore del sognatore un’impressione opprimente, ostile, ed egli si affretta a rifugiarsi nel suo cantuccio recondito, dorato che spesso in effetti è invece polveroso, trascurato, disordinato e sporco.

A poco, a poco il nostro originale comincia a rifuggire la folla, a rifuggire gli interessi comuni, e a poco a poco, quasi impercettibilmente, in lui comincia ad affievolirsi la capacità di vivere una vita reale.

IN maniera del tutto naturale comincia a sembrargli che i piaceri della sua fantasia arbitraria gli procura, siano più completi, opulenti e amabili della vita vera. Per finire preda del suo errore, egli perde davvero quell’istinto morale grazie al quale l’uomo è in gradi di apprezzare tuttala bellezza di ciò che è autentico, sbanda, si smarrisce, si lascia sfuggire i momenti di felicità reale e, in preda all’apatia, incrocia pigramente le braccia, e si rifiuta di capire ch la vita umana è un ininterrotto processo di analisi profonda della natura e della realtà concreta.

[…] E non è forse una tragedia una vita simile? Non è una caricatura? Non è forse un peccato e un orrore? Non è una caricatura? E non siamo forse noi tutti, chi più, chi meno, dei sognatori?…

La vita n campagna, colma di impressioni che vengono dall’eterno, la natura, il movimento, il sole, la vegetazione e le donne, che d’estate sono così belle e buone, tutto ciò fa un gran bene alla salute e l’abitante id Pietroburgo, malato, strano e incupito, nel quale la giovinezza si deteriora così in fretta, così in fretta avvizziscono le speranze, così in fretta si rovina la salute, e l’uomo nel suo complesso si trasforma completamente.

Il sole da noi è un ospite così raro, la vegetazione un gioiello così prezioso, e siamo così assiduamente abituati ai nostri cantucci invernali, che la novità delle abitudini, il cambiamento di luogo e d vita non possono che farci bene.

La città invece è così sontuosa e deserta, anche se ci sono delle persone strambe che la preferiscono d’estate piuttosto che in qualsiasi altro momento dell’anno! Per di più, la nostra povera estate è così breve; nemmeno t’accorgi, e già ingialliscono le foglie sfioriscono gli ultimi, rari fiori, arriva l’umidità, la nebbia, si fa avanti di nuovo l’autunno malaticcio, la vita, spintonando, riprende il suo solito corso… Una prospettiva sgradevole, per lo meno in questo momento.

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MI fermo qui. Questo libro è di una bellezza sconvolgente. La visione della Vita in tutta la sua Bellezza, anche nel bel mezzo di una grande e sofferta pena d’amore, è descritta come solo i Maestri dell’anima sanno fare. Tutto si svolge in un’atmosfera nella quale aleggia una nebbiolina magica che scorre fra le parole come un sottile filo conduttore che, piano piano ti entra fra i pensieri, fino ad arrivarti al centro del cuore fino a farlo vibrare di emozione.

Non ti puoi distrarre, perché mentre la narrazione va avanti, ti senti immersa nella dimensione di una vita sospesa nella da sogno del protagonista. Ti lasci rapire da Dostoevskij che ti racconta la storia di un uomo che vive la solitudine di una Pietroburgo in piena estate, quando la città si sta svuotando dei suoi abitanti, perché tutti partono per la campagna, mentre il protagonista non può partire.

La coprotagonista si chiama Nasten’ka; una ragazza di diciassette anni della quale “il sognatore” si innamora perdutamente. I personaggi principali attorno al quale ruota la storia, sono però tre e questo dettaglio farà la differenza in un finale che, per chi non lo ha già letto, ovviamente non svelo.

Chi vuole leggere un libro che veramente fa pulsare l’organo cardiaco, e chi vuole capire che cosa significa saper guardare alla Vita con il trasporto di chi ancora sa vedere la Bellezza in ogni piccola cosa, come fanno i bambini, si può affidare con fiducia a questo testo che, dopo i Fratelli Karamazov, a mio umile parere è un capolavoro assoluto di Dostoevskij.

Con questo libro ho avuto l’impressione che Dostoevskij volesse dirci che il saper cogliere la Bellezza davvero dipende da come i nostri occhi sanno guardare al Mondo. Tutto prende la forma che la nostra anima sa donargli, anche il dolore di un amore o la struggente e umana incapacità di esprimere un sentimento come si vorrebbe; tutto diventa Bellezza e noi stessi, se ci sappiamo vedere per quello che siamo, diventiamo altrettanto. “Anche un solo attimo di Felicità, vale tutta una Vita”, dice ad un certo punto il protagonista, con infinita gratitudine al suo amore. E se è così, quella felicità, anche se solo per un attimo, ma io penso che vada cercata e vissuta.

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Vi lascio anche un bellissimo film tratto dal romanzo e del 1957, diretto da Luchino Visconti, con un sempre meraviglioso Marcello Mastroianni e una bellissima Maria Schell. Il film non segue esattamente l’ambientazione e gli eventi del romanzo, ma è comunque da vedere, secondo me, soprattutto per gli appassionati dei bei vecchi film.

Qui se vuoi puoi trovare il mio libro. Clicca sull’immagine! 🙂

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6 risposte a “Il Sognatore – Un brano da “Le notti bianche” di Fëdor Dostoevskij”

  1. Avatar kagould17

    Thanks for the recommendation Elena. I read some Dostoevsky when I was younger, but found it slow going. Perhaps I should try again. Too bad Russia is still a place where free thinkers are persecuted, but perhaps that is what made his writing is what it is. Happy Monday. Allan

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    1. Avatar Elena Delle Selve

      Russia is a Great Land, much larger and richer in culture than one would like to believe; and it is an ancient culture. It is no coincidence that Russia is the mother of great writers who carry the Soul of the boundless steppes and of a people who have preserved a high spiritual depth, precisely by virtue of the innumerable difficulties linked to the oppressive regimes that have distinguished it in time. First the Czarist regime, then Communism… Art, true Art, even literary art, seems to thrive where people really suffer. And this is strange, but it is often so. Thanks Allan. A greeting.🌻

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  2. Avatar Nemesys

    Un racc9nto davvero bello e profondo 💙 Buonanotte 🌷

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    1. Avatar Elena Delle Selve

      Sì, non è propriamente un racconto, Giusy; è solo l’estratto del libro. Buona giornata. 🙂

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  3. Avatar Blue Nihil

    Avevo adocchiato il libro alla Feltrinelli l’ultima volta che ci sono stata. Magari lo prendo, sembra interessante! Grazie del consiglio!

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    1. Avatar Elena Delle Selve

      Guarda, Lui, per chi si vuole occupare di libri, secondo me è un po’ come la Base dalla quale partire. 😉

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