Mio padre e mio zio erano degli artigiani del legno; sono cresciuta in una casa dove l’odore del legno e la ricerca del dettaglio piacevole agli occhi e alle forme belle, erano pane quotidiano, e forse è da lì che è nata la mia curiosità per le cose dell’arte e dei boschi.
Ho sempre provato molta stima e ammirazione per chi si dedica con passione a creare oggetti come quelli che vediamo nel video. Oggi, forse, questi sono esempi rari, perché il mercato delle grandi filiere industriali si è mangiato un po’ tutto, compresa la Bellezza di opere realizzate a mano. E la gente non si rivolge più agli artigiani, perché trova oggetti forse meno belli, forse meno particolari, ma più a buon mercato negli store delle grosse multinazionali. E se anche fosse, la gente comune non sa distinguere un oggetto davvero bello, da un oggetto brutto, perché nella maggioranza dei casi, e salvo qualche eccezione, il trattamento di immersione nel brutto, li ha portati a non avere più la mente allenata per saper distinguere. Non più. Quello che si vede ogni giorno è brutto, quindi il cervello si è abituato al brutto; pessima abitudine, però!!

Il punto è sempre lo stesso: un pezzo d’artigianato creato con passione, non è solo bello, ma ha una sua storia data dalla maestria delle mani di chi lo ha prodotto, ed è sempre un pezzo unico e irripetibile proprio per questo motivo; la Bellezza è giusto che venga pagata per il valore che ha, ma con il meccanismo sociale che vige oggi, pochissimi si possono permettere il pezzo unico d’artigianato. E anche chi potrebbe permetterselo, siccome siamo diventati un gregge di pecore belanti che seguono la massa, ribadisco che non sa più riconoscere che cosa è veramente bello, da ciò che è mediocre o addirittura brutto.
E allora uno che fa? Beh, ma si rivolge agli ipermercati, anche quando deve fare un regalo “particolare”, che “tanto è lo stesso e mi consigliano loro”. Ed è vero che le cose tanto non cambiano, perché il più delle volte, anche il/la destinatario/a del regalo, non sa capire se una cosa è bella o è brutta. L’unica discriminante è il “marchio di fabbrica”, con il quale la gente si orienta sul “prezzo”, ma non certo sul valore artigianale e artistico dell’oggetto in sé. E’ un peccato che ci siamo ridotti a questo! Un gran peccato, perché in questo modo tutto si orienta sempre e comunque ai soldi, non al valore intrinseco dell’oggetto. Quanta roba che fa parte di Brand di tendenza, ma orrendamente brutta, viene venduta a badilate di soldi, oggi?! E parlo di oggetti di tutti i tipi! Dalle borse alle scarpe, alle macchine!

Più costano e più la gente pensa che sia roba bella! Ma questa è una presa per il culo, gente!! E’ una devianza mentale, non so se ce ne rendiamo conto!!! In realtà, da un punto di vista anche etico, se vogliamo, è una porcata!! Perché l’essere umano, anche se oggi i più nemmeno se ne accorgono, vive bene solo se è circondato dalla Bellezza vera, che magari l’occhio non sa più riconoscere, ma l’Anima sì. E saper riconoscere la vera Bellezza dalla mediocrità e dalla bruttezza, implica una certa cultura e l’abitudine a frequentare il Bello. Ma finché si spende tutto quello che si ha per circondarsi di cose orrende, ma che hanno bene in vista la marca di tendenza, questa cultura di sicuro uno non se la può fare!!
E non è una questione di snobismo, come vorrebbero farla passare alcuni, o di “volersi distinguere”, ma è una un’esigenza vitale affinché la qualità delle nostre vite sia davvero a misura d’uomo. Forse molti non ci pensano, ma il malessere diffuso che aleggia ovunque, ma soprattutto nei centri abitati urbani più moderni, viene anche dal fatto che si è sempre circondati da edifici davvero orrendi, da colori che portano malumore, da forme che sono talmente brutte e inquietanti da riuscire a fare ammalare la gente.
Ma la gente, di solito, a questo non ci pensa e nemmeno ci crede, perché non sa che cosa comporta in termini di salute psicofisica vivere ogni giorno immersi nel “brutto”; non se ne accorge nemmeno, talmente è abituata e rassegnata alle bruttezze quotidiane che gli tocca sorbirsi.

Guardiamo agli edifici contemporanei, ad esempio: è sufficiente che si scriva qualche bell’articolo su un giornale di settore, che si faccia un’inaugurazione con tutte le autorità presenti e che si racconti in giro e alla popolazione che un certo edificio è costruito secondo i canoni architettonici più all’avanguardia e moderni, ed è fatta! E’ brutto? Orrendo? Non importa!! Tanto non se ne accorge nessuno! Lo hanno consacrato come “edificio all’avanguardia”, progettato dal tal dei tali, quindi deve essere accettato! Non importa se poi la maggior parte della gente quando lo guarda sente che c’è qualcosa che non va, sente lo stomaco che gli si rivolta dentro; al telegiornale hanno detto che quella roba lì è il top, ci hanno speso i milioni per progettarla e costruirla e quindi sarà bella per forza! Probabilmente…

E poi arrivano i turisti che guardano le locandine locali, e siccome è presentato come uno degli edifici progettati secondo i canoni più moderni e funzionali, anche loro, che non sanno distinguere un orrore da un edificio che ha canoni estetici di reale e vera bellezza, (perché sono abituati alle brutture e fondamentalmente perché questo tipo di ignoranza è stata sparsa ovunque nel mondo), si fanno i selfie e ci scrivono i post sui blog.
Ma io mi chiedo, ma se vado a visitare una città, ma perché dovrei pubblicare una foto di una cosa brutta e orrenda?! Perché dovrei prestargli attenzione?! Solo perché l’opuscolo della guida locale mi dice che è bello?! Beh, io mi dissocio dalle brutture architettoniche, che ci si ostina a chiamare “arte contemporanea” e che invadono le città e i paesi di oggi, e preferisco l’Arte vera, quella che quando la guardo mi fa sorridere di contentezza, che mi apre il cuore e la mente, oppure le piccole botteghe di anziani artigiani che, invece, il senso e la cultura della vera Bellezza, ancora la sanno riconoscere e la propongono nelle loro mirabili e invisibili opere!
“Eh, ma è perché tu non capisci la vera arte!” Questo mi sento dire, quando mi sbilancio su queste cose. Sarà che io non capisco l’Arte, ma quando io ho fatto gli esami di storia dell’arte frequentando Beni culturali, mi ricordo che dopo gli esami di Arte Contemporanea sono uscita con un 28 (il che non implica che io l’abbia capita, certo…), ma profondamente depressa, quasi come quando ho dato gli esami di storia contemporanea sulla Seconda Guerra Mondiale, mentre quando ho fatto gli esami di Arte Medievale e di Arte Moderna, stavo benissimo e avevo una gran voglia di girare l’Italia in particolare, e il mondo in generale, per vedermi musei, chiese, monumenti e fontane! A Palazzo Pitti, davanti ai quadri di Rubens sono perfino quasi svenuta in preda alla sindrome di Stendhal; ma poi son rinsavita e mi sono limitata a piangere un po’, di felicità. La stessa cosa mi è successa davanti alla Sistinische Madonna alla Sempre Opera Gallerie di Dresda. Piangevo come un vitello. Sarà che io sono iper sensibile all’Arte che non capisco, che volete che vi dica?!

E secondo me, se volete davvero capire che cosa è bello e che cosa è brutto, non serve andare lontano; andate a vedervi i monumenti rinascimentali o medievali delle nostre italianissime città d’arte, e una cultura degli occhi e dell’anima ve la rifate senza problemi!! E un consiglio: tenetevi lontani dagli imbonitori e dalle audioguide che professano la cultura dell’orrore modernista, perché non ne avete bisogno; siamo già depressi abbastanza di nostro!!
L’Essere Umano, se si ascolta in modo libero da preconcetti e indottrinamenti inculcati dai soliti satanassi che ci vogliono tristi, depressi e spenti, sa riconoscere da solo che cosa lo fa stare davvero bene, da ciò che lo rende depresso e triste. Non servono i guru dell’arte per capire se un’opera d’arte è bella o se è brutta; basta riacquistare un po’ di concentrazione e di attenzione. Se poi vi interessa sapere perché è bella, allora esistono i libri e quelli, ve li potete leggere anche da soli, senza intermediari e addetti alla cultura, come direbbe Battiato! Ma sceglietevi bene anche i libri, perché mica tutti dicono la verità. Per me vanno bene i Manuali di Roberto Longo e di Federico Zeri, ma non so se li trovate ancora in commercio.

Non vi servono intermediari perché la Bellezza è già dentro di voi e in quanto tale la sapete riconoscere senza tanti salamelecchi e false chiacchiere da esperti prezzolati per confondervi le idee! Basta allenarsi un po’ a vederla da soli e con il cuore aperto; in poche parole farci un po’ di attenzione, ecco. Un Caravaggio, un Leonardo o un Raffaello, magari non li sapete distinguere l’uno dall’altro, ma sapete sicuramente dire che sono belli!! E allora godeteveli, visto che li abbiamo a portata di mano!!
Prendete i boschi, ad esempio, o un bell’albero nel vostro parco cittadino, o l’orchidea che avete sul davanzale, o il vostro gatto, o il vostro cane; vi serve qualcuno che vi dica che è una cosa bella per capire che lo è, che vi fa stare bene anche solo guardandolo?! No, non vi serve e così è anche per l’architettura, per le opere d’arte create dall’uomo. Se è brutto, lo capite da soli, e se è bello, altrettanto! Se è brutto vi fa stare male, se è bello vi fa stare bene; è molto, molto semplice.
Basta porre attenzione a voi stessi, a come vi sentite e che facciate attenzione a liberarvi dalle cretinate che vi sono state dette per distrarvi dal fatto inconfutabile che un edificio o un’opera d’arte è orrenda!! Entrare oggi in certi edifici equivale a farsi venire la gastrite! Poi uno si chiede come mai gli è venuta… va dal medico, gli danno il Gaviscon, la gastrite si cronicizza e magari è solo perché vive e lavora in un posto architettonicamente orrendo!! E caso strano, nei fine settimana, quando va in montagna o al mare, la gastrite gli passa.
Ora, gli esperti mi diranno che oggi l’arte non deve necessariamente essere bella, ma deve saper dire qualcosa; ci sta! L’arte concettuale il più delle volte è orribile, ma visto che è accettata come arte e vuole dirci qualcosa, ottiene larghi spazi espositivi e la si può trovare ovunque. Ma non ha niente a che vedere con la Bellezza. E’ altro. E’ un tipo di messaggio diverso. E chi ve la vende come bella, vi prende in giro. Una scatoletta di merda manzoniana non è certo bella, eppure mi si dice che è arte. UN messaggio dato da un lavoro artistico può essere potente e può stravolgere e far pensare, ma non per questo è anche bello. Io non disdegno l’arte concettuale, o l’arte contemporanea, anche se preferisco un altro tipo di arte, perché mi piace stare bene quando guardo qualcosa. Però chi me la vende come qualcosa di “bello”, beh.. lo casso subito. Per me il bello è n’altra roba!

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