LA CAVERNA DELL’ACETOSELLA
Il gruppo di contadini e povera gente fuggiasca che non si era piegata alle lusinghe del mago nero, aveva così deciso di portare i loro bambini nella foresta, al riparo dalle mire di Igradh, e dei potenti signorotti deviati e diventati sempre crudeli. Li portarono in un’ampia caverna che venne scoperta per un caso fortuito proprio da uno dei più piccoli, che poco tempo prima si era avventurato nei boschi per giocare. Il bimbo disse che aveva seguito uno strano bambino che aveva degli occhi bellissimi e che lo aveva condotto lì, dicendogli che quello era un posto segreto, che nessuno conosceva. Nessun altro, infatti, al di fuori di quel gruppo di disperati conosceva quel posto di difficile individuazione da parte di chiunque percorresse i sentieri ordinari del bosco.
I contadini che non volevano avere nulla a che fare con Igradh e che volevano salvare i bambini a tutti i costi, ritennero quella caverna il posto più adatto dove portare i loro figli, perché in tanti anni che abitavano nei villaggi del regno, nessuno di loro aveva mai notato quel luogo, e per questo lo ritennero sicuro e ben nascosto. I bambini furono messi in salvo nel cuore di quella profonda e ampia cavità naturale e si creò così una comunità di fuggiaschi che preferirono vivere nel folto della foresta, lontano da quella società malata e popolata da pericolosi debosciati che si erano venduti al demonio per un sacco di monete e dando in cambio la vita dei loro figli.
La comunità nel bosco col tempo crebbe e altri si unirono scappando dai vari villaggi della regione. Per poter essere accettati nella comunità si seguiva un rito complicato di selezione grazie al quale solo i più affidabili potevano essere accolti. In poco tempo si presentò per quella comunità di fuggiaschi un problema non da poco: le incursioni nei villaggi per procurarsi il necessario per sopravvivere, cominciarono a dare frutti sempre meno sufficienti per far fronte alle tante bocche da sfamare, perché i campi non venivano più coltivati e l’inverno era oramai alle porte. Chi aveva venduto l’anima al mago nero, inoltre, su consiglio di Igradh aveva pensato bene di sterminare tutto il bestiame rimasto incustodito nelle campagne, in modo da affamare i fuggiaschi. Nei boschi si cominciava a trovare sempre meno cibo e presto le temperature sarebbero scese, portando il gelo e la neve.
I più anziani del gruppo di fuggiaschi decisero allora che dovevano fare qualche cosa per risolvere la situazione e si riunirono attorno al fuoco per discutere il grave problema. La comunità contava oramai più di cinquecento persone fra uomini e donne di ogni età e soprattutto c’erano molti bambini. La situazione cominciava a farsi complicata, perché la fuga era stata davvero repentina e non ebbero il tempo per organizzarsi a dovere.
Dopo un paio di giorni in cui i viveri dai villaggi non arrivarono, i vecchi discutevano preoccupati attorno al grande fuoco al centro dell’ampia caverna; non sapevano davvero più che pesci pigliare, perché la stagione fredda sarebbe arrivata a breve ed il bosco non avrebbe più offerto castagne, noci, erbe e bacche per sfamare tutti! Le riserve di cibo non erano sufficienti per tutti e soprattutto i bambini cominciavano a lamentarsi per la fame. Inoltre, come se non bastasse, sempre più persone arrivavano per unirsi al gruppo dei fuggitivi.
Le donne che si occupavano dei piccoli, se li tenevano vicini e alcune li presero in braccio e mentre li cullavano, cantavano loro delle dolci ninne nanne, cercando di farli addormentare; altre si erano riunite e stavano pregando a bassa voce vicino al fuoco, cercando di non svegliare i bambini che si erano riusciti ad addormentare.
Alcuni di quei bambini erano senza i loro genitori, perché quando la gente del villaggio aveva capito che sarebbero stati portati dal mago nero come pegno, li rapirono per portarli in salvo dalla stupidità e dalla crudeltà delle loro stesse famiglie. Alcuni contadini erano morti per mano dei mercenari pagati dai potenti, nel tentativo di rapire i più piccoli e sottrarli al loro orribile destino. I vecchi più deboli del gruppo dei fuggiaschi se ne stavano con gli occhi chiusi, raggomitolati sulle loro coperte, e muovevano le labbra in una continua orazione silenziosa.
I bambini ancora svegli masticavano dell’acetosella che cresceva abbondante e rigogliosa all’imbocco dell’entrata della caverna, ma quell’erba un po’ dolce, che dava un po’ di sollievo e la sensazione di dissetarli, era tutto ciò che avevano da più di due giorni per fare fronte ai morsi della fame.
Questo testo è un breve estratto dal racconto “LA STREGA BIANCA ED IL POPOLO DELLA CAVERNA”. Lo trovate fra i racconti pubblicati sul mio libro; se foste interessati, vi lascio l’immagine e il link qui sotto.
IL MIO LIBRO

LA GUIDA GRATUITA



Scrivi una risposta a brilliantviewpoint Cancella risposta