Esistono nei boschi, elementi che l’animo umano ha dimenticato, perché il razionale gli impedisce di prenderli in considerazione; si vede nei boschi ciò che la mente è pronta a vedere e si ignora ciò che la mente non è pronta ad accogliere.
Dal libro del profeta Ezechiele: “Mi fu rivolta questa parola del Signore: Figlio dell’uomo, tu abiti in mezzo a una genìa di ribelli, che hanno occhi per vedere e non vedono, hanno orecchi per udire e non odono, perché sono una genìa di ribelli”.
E non vedere e non udire è sempre un gran peccato; forse è l’unico vero peccato di cui l’uomo macchia la propria esistenza su questo Pianeta, perché non vede nemmeno la propria stessa magnificenza, non sente l’immensità del proprio Essere. Ed ignorando tutto ciò, ignora le meraviglie della Vita, della Natura, che continuano a parlarci di Bellezza, di Armonia e di Pace infinita. E nel contempo sono lo specchio di se stessi.
Noi, che siamo stati allevati per secoli a coltivarci in seno il senso di colpa, la memoria di ogni nostra singola mancanza, il concetto immancabile di ogni nostro quotidiano per il conteggio dei rimorso e dei rimpianti; noi siamo il frutto di secoli di autofustigazione dell’animo e della voluta ignoranza dello Spirito. Non è un caso se le fiabe ad un certo punto, stavano scomparendo dalla circolazione. Perché l’ignoranza ci rende schiavi, mentre lo Spirito ci rende liberi e se la prima è stata coltivata nella paura e nella superstizione, il secondo è stato fatto tacere dalla razionalità spinta fino al parossismo nella nuova religione della Scienzah.
Andare nei boschi e farsi cantare le melodie del vento dai silfidi dell’aria è un privilegio per pochi; esseri discreti e magnifici, loro! E non è vero che sono privi dell’anima, perché la Bellezza è sempre intrisa di coscienza. Non li vedete, non li udite, perché siete sordi a voi stessi, perché la paura di andare oltre vi impedisce di vedere oltre, perché il razionalismo che vi mette al sicuro dalla pazzia di un salto verso l’ignoto, vi impedisce di evolvere. E chi vi ha chiuso il cuore a doppia mandata fatta di buon senso e razionalismo, vi ha assicurato la morte del cuore e dell’immaginazione con un chiavistello che oramai sa di ruggine e muffa; chi ha fatto quest’opera degna dei più oscuri maghi neri, vi guarda a braccia incrociate e se la ride, sornione.
Andare nei boschi ad ascoltare il flusso armonioso e cadenzato delle ondine mentre si muovono fra mulinelli e sorrisi dolcissimi di schiume ed alghe dei ruscelli, scrosterebbe anche le tele più polverose dagli gli occhi chiusi in un sonno dannoso e malato. Ma non vedono quegli occhi! Chi si addentra sui sentieri solitari, lo fa da predatore e prende e non lascia nulla. Si porta via il peggio di se stesso, con un carniere o un cesto pieno, mentre di quelle meraviglie non ha sentito, non ha visto nulla, perché non si è lasciato mai toccare dalla magnificenza. Non si è fatto mai toccare dalla Bellezza. E l’animo è sempre più arido, nella misura in cui prende dalla Natura e alla Natura non lascia mai nulla, perché chi preda senza donare, preda se stesso. Nessun dono, nessuna pensiero di riconoscenza e tantomeno ha mai chiesto il permesso di entrare e prendere, o ha mai ringraziato per aver preso. La Natura è paziente, non ha fretta, ma ha una memoria lunga e segna tutto nel suo Libro Sacro. Prima o poi chiede il conto.
Andare nei boschi e sdraiarsi sotto i raggi rigeneranti di un Sole benevolo e dispensatore di Vita, lasciando che le salamandre del fuoco accarezzino la pelle con l’armonia dei giochi fra le fronde, rende più lieta anche la più misera esistenza, se solo l’animo sa ascoltare. Ma nella maggior parte dei casi, purtroppo, quella pelle che ogni giorno si abbevera alla fonte della Luce Naturale, non ha il minimo sentore di queste Verità; non sa che la linfa che gli scorre nel sangue proviene dal calore del Sole. Non si rende conto di nulla; non vede e non sente, però si lamenta se la giornata è uggiosa, o se la nebbia gli impedisce di ammirare il paesaggio, perché non può farsi un selfie e pubblicarlo sui social… e tutto questo è solo un po’ disdicevole; non c’è altro.
Andare nei boschi e sentire l’odore delle foglie che si fanno terra, del legno umido che si concede ai funghi saprofiti che ammorbidiscono la materia, per renderla appetibile alle minuscole mandibole degli insetti, in un moto perpetuo e collaborativo di armonico scambio. Andare nei boschi e sentire il profumo delle essenze che le erbe stanche hanno concesso al sottosuolo, prima del riposo e della futura nuova rinascita; addentrarsi così nel viaggio sotterraneo e silenzioso delle grotte che sprofondano ad ogni passo nel proprio essere, con l’eco delle ghiaie sulle pareti umide e scortati dagli gnomi sapienti, tenaci, nel loro incedere nel tempo profondo e senza fine. Gli gnomi custodi antichissimi di ciò che noi dimentichiamo e che è preservato con pazienza in quella terra che ci ha generati e che noi non sappiamo più riconoscere.
Andare nei boschi e non sapere che vi si può trovare l’Amore, perché l’Umano si è inaridito al punto tale da non saper più riconoscere il beneficio del sentimento primo per eccellenza, anche e soprattutto nei confronti di se stesso. L’Umano di oggi; dimentico e malato di mancanza d’Amore!! Indottrinato a dovere da se stesso alla stupidità più becera, coltivata nelle ore passate a spegnersi l’ultima fiammella rimasta accesa, fra immagini di morte e violenza risucchiate con avidità da schermi e tecnologie che gratificano il senso malato dell’orrore e del macabro. Guardoni morbosi di vite smembrate dalle amenità e dalle narrazioni confuse, si costruiscono esistenze intrise di pornografiche illusioni.
Tuttavia, a mio modesto parere, andare per boschi con gli occhi (e il cuore) chiusi e le orecchie tappate, è più blasfemo che rimanere sui divani a ingozzarsi di scarti; Il bosco è il Tempio Sacro della Natura, il divano è solo un posteggio per un corpo smorto.
L’intenzione, l’ho già detto, è ciò che fa la differenza. Sia che si tratti di pensieri, idee e azioni, l’intenzione è la vera discriminante. E chi non sa di essere malato, chi non sa di essere cieco, chi non sa di essere sordo, non avrà mai e non coltiverà mai l’intenzione di guarire. La consapevolezza viene prima dell’intenzione e andrebbero coltivate entrambe. A chi non sa come fare, io consiglio sempre di andare per boschi, da soli, per qualche ora, senza catene tecnologiche al seguito. Ma quasi nessuno lo fa se gli viene consigliato; chi lo fa, lo fa di suo, spontaneamente, perché sente di non poterne fare a meno e si prende la sua dose d’Amore, ringrazia e poi torna un po’ più felice, più grato, più Umano.
LUNGA VITA E PROSPERITA’

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