Quand’è che c’è da preoccuparsi, ma da preoccuparsi veramente? Secondo me, mai; non veramente.
E’ una giostra, un gioco. A tratti si fa pericoloso. Molto pericoloso. Poi riprende la piega più dolce, rassicurante, ma proprio perché è una montagna russa, preoccuparsi è inutile. Tanto non puoi scendere, a meno che non ti slacci la cintura di sicurezza da sola e voli via. Non è nei miei programmi, mi spiace per chi ci sperava.
Durante il viaggio impari a soffrire e a sopportare il dolore. Il dolore fa parte del Viaggio. Puoi stare anni a raccogliere lenticchie fra la cenere, mescolando la cenere alle lacrime. Oppure puoi alzarti in piedi, camminare e andare a fare qualcosa di meno noioso, di più costruttivo, anche se molto più rischioso.
Poi ci prendi l’abitudine; al rischio, voglio dire. Ogni giorno sai che sarà una roulette russa; ogni giorno sai che la pallottola potrebbe arrivare in canna, ma tu continui a far girare il tamburo appena ti svegli, a puntare e a premere il grilletto. Click!! Nuovo giorno, nuovo giro di giostra. Te la cavi, ti dici, vai avanti. Mentre ti muovi verso il bagno, fai una smorfia buffa alla tua immagine riflessa sullo specchio della parete. Torni indietro di un passo, per rivederti un attimo; ti guardi negli occhi, sorridi e dici:” Grazie! Sei ancora viva; ti è andata bene anche sta volta!” Fai l’occhiolino e vai in bagno.
Hai perso molte abitudini; una è quella di leggere sulla tazza del cesso, perché è stata sostituita dal telefonino. Poi ti sei tolta anche quella; ti infastidiva, ci passavi troppo tempo sul cesso. Lasci il telefonino fuori portata, come fosse un Lucifero che ti tenta, ti ammalia e allora per non cadere in tentazione, lo lasci al piano di sotto, spento, per tutta la notte. E così hai ripreso l’abitudine a dormire bene. Ha funzionato.
Oggi la lotta sarà più lunga, sarà più intensa, sarà più cattiva. Lo sai già, te lo senti dentro quando il rischio si diverte ad alzarti l’asticella della tensione. Mentre ti vesti tenti di sorridere; sorridere ti rilassa sempre. Sorridi con forza, con ostentazione, e mantieni la paresi finché non scendi al piano di sotto. Lo guardi; il telefonino è lì che fa bella mostra dello schermo lucido, appoggiato sul davanzale della finestra, dove lo hai lasciato la sera prima.
Non lo tocchi; hai preso l’abitudine di non toccarlo finché non hai finito di fare colazione. Ti prepari le tue crepes; ti piacciono le crepes, soprattutto innaffiate con sciroppo d’acero, o con panna e marmellata. Ogni tanto le sostituisci a malincuore con una torta alle mele, o con una colazione salata, ma le crepes sono le tue preferite. Fosse per te mangeresti solo quelle, ma sai che non è sano.
La moka gorgoglia; quella te la prepari la sera prima, perché ti piace sentire il profumo del caffè mentre prepari la colazione; altra abitudine che ti sei presa il lusso di installare nel tuo programma cerebrale. “La guerra va combattuta a stomaco pieno!” ti dici… e mentre mastichi la colazione aggiungi: “E con il sorriso sulle labbra” e alla masticazione aggiungi la paresi forzata. Il Joker approverebbe. Mangiare sorridendo è complicato, ma solo se sei con qualcuno a tavola. Da soli si può fare. Da soli si passa per pazzi solo se pensate a una diagnosi che vi hanno fatto, altrimenti non ci fate caso alla vostra pazzia. A meno che non vi faccia paura.
Io non ho paura della mia pazzia; sono lucidissima nelle mie battaglie folli! Sono lucidissima quando mi espongo per studiare il nemico, sono lucidissima anche quando carico l’arma. O le armi. Ho preso l’abitudine di perfezionarmi in più discipline, perché una sola non ti salva dal tritacarne umano che imperversa là fuori. Devi avere più armi e saperle usare tutte, all’occorrenza anche mentre stai dormendo, devi essere pronta ad usarne più di una. La roulette potrebbe mettersi in moto da un momento all’altro, quando meno te lo aspetti. Se sei pronta, vuol dire che non c’è un momento in cui non te lo aspetti… e così anticipi l’attacco.
Le ossessioni!! Ah, quelle… quelle sono da evitare, credetemi!! Le ossessioni vanno bandite, per abitudine. Se ne affaccia una? Tu la devi guardare bene nelle palle degli occhi e poi la devi scansare gentilmente, con il dito indice, come si fa quando si gira dolcemente una pagina per passare a quella successiva. Le ossessioni ti fanno perdere un sacco di tempo se dai loro troppo spazio. Quando avrò compiuto la mia missione e il tritacarne umana sarà ridotto in pulviscolo cosmico, allora mi prenderò il lusso di dedicarmi alle mie ossessioni. Per il momento è un lusso che non posso permettermi.
Sono pronta; il sorriso torna nel taschino, insieme all’orologio che non guardo mai. Esco e combatto.


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